dai 7 anni (scuole primarie e secondarie di primo grado)
Radiodramma animato per i ragazzi di tutte di tutte le età Progetto scenico e regia I Sacchi di Sabbia Con Serena Guardone e le voci di Gabriele Carli, Giulia Gallo, Giovanni Guerrieri, Enzo Illiano, Carlo Ipata, Federico Polacci, Giulia Solano, Daniele Tarini Disegno luci Luca Tessieri Costruzione scene Antonio Calandrino Disegno e progetto grafico Enrico Pantani Produzione Fondazione Sipario Toscana | I Sacchi di Sabbia
Davide Barbafiera
Marmocchio “fu” un bimbetto di marmo. Lo fece un cavatore, per ruzza, un giorno che si trovò per le mani un bel pezzo di calacatta. Forse a cagione delle gran picconate che pigliò per venire al mondo, questo bimbetto venne duro e cattivo, come più non si potrebbe. Certo – si dirà – se fosse stato di legno, sarebbe stato più morbido e buono, sarebbe stato un pinocchio o un abetocchio, ma voi l’avete voluto di marmo e così ora ve lo dovete pigliare! Non fa una grinza: l’abbiamo fatto e ce lo pigliamo. Ch’altro può fare un autore? Ch’altro può fare un genitore?
Grazie alla coproduzione con Fondazione Sipario Toscana, I Sacchi di sabbia presentano al Festival Contemporaneo Futuro la nuova versione, Marmocchio. Una specie di Pinocchio di marmo che evidentemente somma le precedenti, riportando nel sottotitolo “Radiodramma animato per i ragazzi di tutte le età” in cui il minimalismo tipico della compagnia, trova conferma nella costruzione della scena di Antonio Calandrino: unprisma di teli bianchi elastici, un blocco di marmo, da cui prenderà vita, forma, parola il nostro “marmocchio” interpretato da una impertinente e divertentissima Serena Guardone. Perché anche se assomiglia al Pinocchio collodiano e della sua storia ne ripercorre alcune vicende, Marmocchio nasce a suon di martellate, della roccia mantiene le spigolosità e con un mondo altrettanto duro si dovrà confrontare per poter prendere forma e uscire dal blocco, come i prigioni di Michelangelo. Una voce registrata prende subito le distanze dal romanzo di formazione di Collodi: “Marmocchio è un cattivo esempio. Non è Pinocchio e ascoltandolo si può imparare ad essere maleducati e disubbidienti”.
Inizia così un’invenzione drammaturgica che sorprende e diverte, dall’accento toscano, innervata di continui ribaltamenti e giochi, in cui a dialogare con il Marmocchio, spaccone, gradasso a tratti crudele, subentrano i vari personaggi, dal grillo parlante dall’inflessione siciliana, alla fata turchina, a Mangiafuoco con la cadenza napoletana, tramite le voci off di Gabriele Carli, Giulia Gallo, Giovanni Guerrieri, Enzo Illiano, Carlo Ipata, Federico Polacci, Giulia Solano e Daniele Tarini. Marmocchio nasce quindi in una cava di marmo e proprio dai tagli nel prisma lo vediamo uscire dalla pietra (prima un braccio, poi una gamba, il busto) che all’occorrenza diventa al suo interno anche scenario di vicende attraverso un gioco di ombre. La patina di buonismo del precedente collodiano è giocosamente superata da una schietta ironia e da un paradosso dichiarato: Marmocchio non vuole farsi volere bene, non ci pensa a risultare simpatico. Allora invece di offrirsi volontario per salvare i suoi amici burattini in Collodi, in questa storia convince Mangiafuoco a far saltare in aria due piccoli sassi, delle sorte di sanpietrini, al suo posto.
Si succedono così tutte una serie di vicende che modellano Marmocchio, inevitabilmente e inesorabilmente, perché la roccia è più dura del legno, e ci vuole più tempo e più forza, e solo l’esplosione della dinamite lo farà uscire dalla sua durezza. Avverte la compagnia che “la morale non c’è o se c’è, dorme alla grossa”: forse vale solo il percorso, nella consapevolezza che la crescita passa attraverso varie tappe, a volte non indolori. Emanuela Rea
Pubblicato il: 27-09-2024
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