Teatro
Scuole 
Date
dal 

11

  Febbraio '25
martedì
al 

12

  Febbraio '25
mercoledì
Luogo
Parma | Parco Ducale, 1 | Teatro al Parco
Orari
11 Feb
martedì
11:00
12 Feb
mercoledì
11:00
Luogo
Parma | Parco Ducale, 1 | Teatro al Parco

Avatar

Dagli 11 anni
Secondo movimento del progetto teatrale Creature Artificiali
di Katia Ippaso – regia Arturo Armone Caruso
Produzione Teatro delle Briciole Solares Fondazione delle Arti

Screenshot

La fantasia dell’androide, del doppio, dell’altro che compie azioni e gesti straordinari al posto nostro, è fortemente radicata nell’immaginario. Leggende, favole e miti hanno raccolto, a qualsiasi latitudine, il bisogno profondo dell’uomo di creare un alter ego sul quale proiettare l’impossibile. E questo è ancora più vero se a fantasticare è una mente giovane che deve ancora fare esperienza del mondo. Si discute dell’”alienazione” dei nostri figli e fratelli minori, del loro compulsivo bisogno di esprimere desideri e paure attraverso avatar, dispositivi tecnologici e bambole replicanti, immagini di immagini. Ma cosa c’è dietro tutto questo? Non abbiamo forse anche noi adulti i nostri amuleti, le nostre “fotografie ritoccate”, i nostri interventi rappresentativi volti a migliorare o modificare il nostro aspetto esteriore? Da queste riflessioni parte il progetto CREATURE ARTIFICIALI in quattro movimenti dedicato principalmente a ragazzi tra 12 e 18 anni, ma anche agli adulti. Dopo aver indagato, con Il ragazzo d’argilla (andato in scena al Teatro delle Briciole il 15 ottobre del 2022), il mito del Golem, uno dei primi supereroi della storia, per ricavarne una vicenda di bullismo ambientata in una periferia contemporanea, con il secondo movimento della quadrilogia si vuole andare al cuore del mito del doppio, all’origine di ogni dispositivo proiettivo.

Nell’immaginario comune, il termine “Avatar” si associa oggi al film di James Cameron, specialmente al primo capitolo (del 2009) che ci scosse con la storia di un giovane marines paralizzato che non solo si sostituisce al fratello morto in una spedizione fantascientifica, ma che alla fine della sua esperienza sul pianeta Pandora decide di abdicare alla forma umana per assumere la forma del suo Avatar. Il termine “Avatar” esiste però ben prima di Cameron. Nella letteratura occidentale, sarà Theophile Gautier ad usarlo per la prima volta, scegliendo di narrare una storia di possessione amorosa e di sostituzione di persona. Il suo romanzo, intitolato appunto “Avatar”, viene pubblicato in Francia nel 1856. Ed è a questa ammaliante fonte letteraria che la nostra opera teatrale vuole ispirarsi, attraverso una scrittura originale che del modello trattiene alcuni precisi elementi: la triangolazione amorosa, il desiderio di essere un altro, il ricorso a dispositivi magici, l’identità nello sguardo, la filosofia orientale (le dieci reincarnazioni di Vishnu, che si è già rivelato attraverso i nove avatar, mentre il decimo deve ancora manifestarsi).

Come nel libro di Gautier, i protagonisti sono tre giovani: la donna angelica, il suo amato marito e un corteggiatore che si ammala del mal d’amore. Nel tentativo disperato di conquistare il cuore della donna, il suo spasimante finirà con l’assumere, attraverso un rituale “magico”, il volto del suo legittimo sposo. Con conseguenze imprevedibili. A creare questa diabolica macchinazione è un alchimista assetato di conoscenza e desideroso di sperimentare sempre nuove soluzioni capaci di sfidare le leggi della fisica e della medicina.

Nella nostra riscrittura, la sfera del “magico” assumerà l’aspetto di nuove diavolerie tecnologiche che amplificano il gioco di specchi e l’impressione di realtà. Ma cosa è vero e cosa non lo è? Dove bisogna guardare? E cosa è, alla fine, l’amore? Come distinguere l’amore per lo specchio o per l’immagine idealizzata dell’“altro” dal sentimento d’amore capace di riconoscere quell’”unicum” che ogni essere umano porta con sé fin dalla nascita?

Nel romanzo, la donna si accorge subito della macchinazione perché non riconosce nello sguardo dell’altro l’anima dell’uomo che ha scelto. Cosa definisce l’identità? Può una copia, per quanto perfetta, sostituirsi all’originale? E cosa è oggi “originale”? Senza cadere nella stigmatizzazione moralistica dei diversi dispositivi di raddoppiamento e mascheramento che la società contemporanea ci offre, “Avatar” vuole invitare a riflettere su quello che oggi, anche nella moltiplicazione dei segni e degli strumenti proiettivi, può fare di un uomo un uomo: la fragranza del suo spirito, l’immateriale presenza dell’anima.

Pubblicato il: 27-09-2024