Con Daniele Aureli, Amedeo Carlo Capitanelli e Adele Cammarata/ Emma Tramontana Marionetta, maschera e disegni Mariella Carbone Tutoraggio alla marionetta e studio del movimento Damiano Privitera Assistente volontario Matteo Fiorucci Dramaturg Giusi De Santis Suono e musiche originali Nicola “Fumo” Frattegiani, Umberto Ugoberti E Giulia Zeetti Drammaturgia Daniele Aureli e Massimiliano Burini Drammaturgia, regia video e assistenza alla regia Matteo Svolacchia Regia Massimiliano Burini Produzione Teatro delle Briciole Solares Fondazione delle Arti
Un progetto di Fontemaggiore Centro di Produzione, Teatro del Buratto Centro di Produzione .Con il sostegno di Corte Ospitale, Corsia OF Centro di Creazione Contemporanea, Teatro del Lavoro di Pinerolo e Centrodanza Perugia.
Si ringrazia il Teatro Stabile dell’Umbria per i costumi e gli elementi di scena, il Museo del Gioco e del giocattolo di Perugia per i giocattoli d’epoca.
“Non ho tempo, non ora, lasciami stare”.
Queste frasi, a volte, risuonano come colpi al cuore di un bambino che non ha la conoscenza per comprendere, ed esplodono dalla bocca di un adulto che non ha tempo di spiegare. E accade che il sole si nasconde dietro le nuvole
La famiglia Shelley si trasferisce e cambia città. Il Padre si chiama Victor, ed è un medico; la madre, Mary ed è una scrittrice. La loro figlia ha sei anni, non sappiamo il suo nome. Sappiamo solo che è una bambina. Il padre e la madre, dopo un primo momento di assestamento nella nuova casa, con il passare del tempo si immergono nella routine giornaliera, e presi dal lavoro e dalla frenesia della vita, trascurano il rapporto con la bambina, che, non avendo ancora nuovi amici, si sente sola; così, lei passa il tempo a giocare con un cavallino e a disegnare. Disegnare. Disegnare. Un giorno, la bambina, grazie ad un foglio, una penna e un pò d’inchiostro disegna Frankie, il suo amico immaginario.
Un testone enorme, un occhio grande, una specie di pesce in testa e un naso a patata. Frankie sembra un mostro, ma non lo è. Sembra brutto, ma non lo è. È qualcosa da conoscere. È qualcuno da scoprire. In quel personaggio, creato dall’incontro della sua solitudine e della sua immaginazione, c’è tutto. Parla poco, come lei. Quasi niente, come lei. È alto un metro e ancora tanto, come il padre; è creativo e sorridente, come la madre. È l’amico che tutti vorrebbero. Quella strana e buffa creatura è in realtà un’anima nobile, alta, educata ed è il primo ad avere paura. Paura del non conosciuto.
E sarà proprio la bambina ad avere cura di lui e a tendergli la mano verso un amicizia da scoprire. I genitori però non lo vedono, e a tratti non vedono neanche la loro figlia, rapiti dal lavoro e dal fare, fare, fare. E arriverà così una crisi, e arriverà un cambiamento. E Frankie, finito il suo tempo, ad un certo punto dovrà andar via. Forse per sempre. e che i pastelli non hanno più un bel colore.
Appunti di lavoro
Questo lavoro ha preso ispirazione e dei riferimenti dall’opera letteraria di Mary Shelley e dalla sua vita. I temi della diversità, della paura e della solitudine che sono emersi da uno studio approfondito ci hanno guidato nella costruzione di una drammaturgia per l’infanzia e per la famiglia. Abbiamo cercato di raccontare una storia attraverso gli occhi di una bambina e il suo rapporto con gli adulti e l’immaginazione. È la bambina / marionetta il fuoco intorno al quale ruota il lavoro, e quel mondo meraviglioso che contraddistingue le prime fasi della vita nelle quali il silenzio lo separa dal resto lasciando spazio alla fantasia. Nello spettacolo la maschera / Frankie prende il posto del legame genitore-figlio, sia per lenire l’angoscia derivante dalla separazione genitoriale, sia per sperimentare, per la prima volta, una relazione d’affetto con un altro diverso da sé. Nello stesso tempo è ancora frutto del suo mondo interiore, dei suoi sentimenti, del suo sé, anche se materializzato in un corpo umano/disumano. Lo studio e l’utilizzo di una maschera e di una marionetta in questo lavoro amplifica il processo di identificazione / proiezione / distacco.
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